FROSINONE, ITALY - JANUARY 20: Duvan Zapata of Atalanta BC celebrates after scoring the team's fifth goal during the Serie A match between Frosinone Calcio and Atalanta BC at Stadio Benito Stirpe on January 20, 2019 in Frosinone, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Dopo il rigore fallito da Ilicic e il palo di Pasalic, segna Zapata. Moraes la pareggia prima dell’intervallo. Nella ripresa Gasp le prova tutte, ma non va e Solomon lo punisce nel recupero

Che peccato, Atalanta. Che gran peccato. Se la prima è stata un disastro, la seconda è stata una mezza beffa. All’ultimo respiro la banda Gasperini subisce la seconda sconfitta che non meritava e che purtroppo riduce le speranze di qualificazione a un lumicino, a voler essere ottimisti. Questa volta la Dea, contro avversari ben più dotati della Dinamo Zagabria, se la gioca alla pari. Mette paura allo Shakhtar, sbaglia subito un rigore, segna con Zapata il gol del vantaggio, vince sotto il profilo del dominio territoriale. Ma gli ucraini hanno giocatori di alta classe: sfruttano ogni occasione e trovano il gol vittoria all’ultimo respiro con Solomon, appena entrato, proprio mentre Gomez e compagnia cercavano il colpo da tre punti. E adesso la Champions diventa un Everest, ma sarà comunque una bella avventura con questi tifosi (oggi 30 mila a San Siro, un quarto della popolazione di Bergamo) che alla fine hanno applaudito a lungo i loro eroi sconfitti.

BOTTA E RISPOSTA Già, davvero un peccato. Perché si è visto dai primi giri di palla che questa era l’Atalanta che conosciamo. Sempre un po’ contratta, l’emozione Champions non si è smaltita in una gara, a volte un po’ frenetica e pasticciona negli scambi, ma viva, pimpante e aggressiva. Lo Shakhtar l’ha agevolata schierandosi con un insolito 4-1-4-1 di copertura, lasciando solo Moraes in attacco. In teoria, non una brutta idea per un rivale che gioca uomo contro uomo e così ha costretto Toloi e Masiello a uscire spesso su Taison e Marlon. Il primo, che ha gamba, soffriva di meno, ma il veterano Masiello a volte era in difficoltà. Comunque, fin quando il pallino l’ha tenuto stretto l’Atalanta non ci sono stati problemi. Peccato non aver sfruttato il rigore che Ilicic si è procurato con un po’ di furbizia e che lui stesso ha fallito con un tiro potente ma poco angolato. Buon per l’Atalanta che non si è scoraggiata ha spinto e nella stessa azione ha preso il palo con Pasalic e poi, su pennellata di Hateboer, Zapata ci ha messo la zuccata vincente con la complicità di Pyatov, molto meno bravo in uscita che sul rigore. La reazione degli ucraini è stata immediata. Prima Moares con un tiro a giro ha impegnato Gollini, poi al tramonto del primo round De Roon ha perso palla con Allan Patrick che ha premiato il taglio di Moares: Palomino saltato, dribblato Gollini in uscita e gol a porta vuota. Poi Marlon, su punizione, ha pareggiato i conti coi pali.

SUPERIORITA’ Nel secondo round l’Atalanta è partita forte e più ordinata, Gasperini dopo dieci minuti ha inserito forze fresche: Malinovskiy e Gosens per Ilicic e Hateboer e l’Atalanta ha creato subito un paio di occasioni con Zapata, Pyatov è stato bravo a stoppare il secondo tiro. Poi Gasp ha provato la mossa Muriel, sostituendo Masiello e arretrando De Roon tra i centrali. Contromossa di Castro: dentro Solomon sulla fascia per contrastare il fresco Gosens. La Dea ha condotto sempre il gioco, è entrata in area ucraina parecchie volte e ha avuto due vere occasioni con Malinovskyi (tiro di un filo a alto) e Gomez. Poi, quella ripartenza all’ultimo respiro di Dodò che serve Solomon per la beffa è stato come una sentenza: la Champions non vuole sorridere alla Dea.

fonte:gazzetta.it

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