Bianconeri sotto col gol di Miranchuk, nella ripresa la doppietta della Joya avvicina la Signora agli ottavi

Non si riferiva a questo Sarri usando il verbo “tritare”. Pensava a una Juve dominante, esondante: un tritacarne, appunto. Nessuna traccia in quella che ha battuto la Lokomotiv con fatica esagerata, ma in mezzo alla notte di Torino ha brilla una luce abbagliante: Paulo Dybala, gioiello raro, con due sinistri nel momento più difficile ribalta la frittata tra il minuto 32 e il 34 del secondo tempo. Tre minuti che peseranno come cemento armato in questa Champions. Fino a quel momento i russi erano avanti e poco o nulla avevano rischiato. Certo, i colpi della Joya non cancellano dalla memoria la Juve lenta e troppo orizzontale vista per un’oretta almeno, ma confermano pure la potenza dell’arsenale sarriano: c’è talmente tanta qualità in bianconero che qualcosa può per sempre saltare fuori.

PRIMO TEMPO Bentancur trequartista è la novità di una fresca serata europea: senza Ramsey sulla via di recupero, con un Bernardeschi troppo spremuto nelle ultime settimane, Sarri punta sull’uruguagio che aveva già piazzato là nella coda felice di Inter-Juve. Il numero 30 prova a sentirsi a suo agio ma, non solo per colpa sua, la manovra non sgorga fluida nel primo tempo. Almeno non come nelle ultime apparizioni, non come richiesto da Sarri. La Signora si imbottiglia, infatti, a destra e fa piovere una tonnellata di cross innocui: pochi costituiscono reale pericolo. Da parte loro, i russi hanno tutto da guadagnare: affrontano il match con fare sornione e due linee difensive strettissime. In mezzo, assieme al croato Corluka, fa il vigile urbano Howedes, ex non certo rimpianto. Occhio, invece, a Joao Mario in mezzo: ha un conto aperto con l’Italia e si vede perché gioca una partita magistrale nelle due fasi. Mentre Eder, l’uomo del gol che ha dato al Portogallo di Cristiano Euro 2016, davanti a Ronaldo ha una motivazione in più. Per la loro pressione tra mediana e attacco (e un po’ di sciatteria bianconera) la Juve butta via una moltitudine di palloni. Su uno apparentemente comodo, Bonucci è troppo morbido, così la sfera finisce su Joao Mario defilato: il tiro è respinto come può da Szczesny e Miranchuk sigilla l’1-0 sotto la sinistra. È Aleksei, uno dei due gemelli a cui si affida la Russia del pallone: è l’unico disponibile, quello mancino che per tutta la partita ha fatto da zanzara alle spalle di Eder. Il gol fotografa, però, i primi 45’: Juve tenera, Lokomitiv cocciuta. Ai russi riesce il piano, chiudere la propria porta e sfruttare le fessurine in quella avversaria.

SECONDO TEMPO Per uscire dalle secche bisogna osare di più e per questo Sarri consacra la ripresa al Dygualdo, la nuova creatura in laboratorio alla Continassa, somma contemporanea di Dybala, Higuain e Ronaldo. Il Pipita dopo un paio di minuti entra così al posto di Khedira, con conseguentemente arretramento di Bentancur nella sua posizione più congeniale: non c’è da crucciarsi Rodrigo, con una squadra cosi portata alla densità come la Lokomotiv avrebbe faticato a inventare perfino Zizou. Anche con il tridente pesante, però, attaccare davanti alla diga russa è complicato e, col passare del tempo, la Juve si fa ansiosa: laddove servirebbe pazienza, c’è la frenesia che porta al tocco in più. Anche Ronaldo manca l’appuntamento quando i cross di Cuadrado, ormai altissimo, si fanno più taglienti. Tutti pensano che non sia proprio serata e, invece, è una di quelle in cui un campione ti cambia di improvviso l’umore: il soggetto in questione, argentino col dieci sulle spalle, in 3 minuti raddrizza la Coppa. Col k.o. casalingo il girone si sarebbe compromesso e invece la qualificazione è tornata di nuovo saldamente in mano bianconera. In attesa di premere on al tritacarne, non c’è poi da lamentarsi.

Fonte:gazzetta.it

Lascia un commento