Los Angeles domina 141-122 a San Francisco, con Leonard e la panchina che fanno di nuovo impressione. Golden State scopre che la dinastia è davvero in pausa

E’ solo la seconda partita, ma i Clippers fanno già paura. Per dominare i Warriors nella loro prima gara a San Francisco dal 1971, alla prima ufficiale dell’avveniristico Chase Center, la Los Angeles di Doc Rivers non ha nemmeno bisogno di strafare. Kawhi Leonard (21 punti, 9 assist e l’ultimo quarto e mezzo a riposo) e la super panchina firmano il 141-122 dei Clippers. Presto per celebrarli come dominatori, ma Kawhi e compagni girano già a mille e in panchina a guardare scalpitante hanno Paul George, il loro secondo fenomeno che promette di farli diventare ancora più forti. Presto per entusiasmarsi: il banner bianco che Doc Rivers ha fatto installare nella struttura di allenamento, quello che ogni giocatore può riempire col proprio sogno resterà vuoto almeno fino a giugno. Ma i Clippers sono dominanti come dovevano essere. Comandano come facevano i Warriors, che iniziano la nuova era rendendosi conto che la dinastia è davvero in pausa.

STRAPOTERE CLIPPERS

Dura per ora trovare un difetto alla squadra di Doc Rivers, che conferma quanto di buono aveva mostrato all’esordio coi Lakers. Kawhi (massimo in carriera alla voce assist) è già il leader che tutta la squadra segue: dispensa assist come il miglior Nash, mette in ritmo prima Ivica Zubac (16 punti e 10 rimbalzi) e poi Patrick Patterson (20 punti con 6 triple), nel clamoroso terzo quarto da 46 punti, quello che trasforma la vittoria in un trionfo, fa la differenza. E’ inarrestabile come era stato alle Finals. Solo che stavolta ha attorno la miglior panchina Nba, che produce 68 punti con Lou Williams (22 e 8 assist) e Montrezl Harrell (18 e 6 rimbalzi) ancora inarrestabili. La difesa, trascinata dall’inesauribile Pat Beverley, fa di nuovo impressione: Warriors tenuti al 37.3% nei primi tre quarti, finché è contato. “Non siamo sorpresi di come giochiamo, ma dobbiamo continuare a migliorare – taglia corto Sweet Lou -. Serve tanto lavoro per arrivare dove vogliamo”.

CHI SONO I WARRIORS?  

– Golden State comincia con una debacle la ricerca della sua nuova identità. Steph Curry (23 punti) prova a fare tutto da solo ma finisce con l’andare in tilt (2/10 da tre e 8 palle perse). La sua nuova spalla D’Angelo Russell chiude con 20 anonimi punti, 10 dei quali nei primi 6’. Draymond Green, rallentato da un gomito ammaccato, finisce con 6 punti e 1/4 al tiro. Kevon Looney gioca un tempo, poi viene tenuto a riposo precauzionale per un risentimento al bicipite femorale destro. Sono loro che dovrebbero tenere a galla i Warriors, ma attorno hanno davvero poco: dove fino a giugno c’era Kevin Durant ora c’è Glen Robinson; dalla panchina per cui da anni si è alzato Andre Iguodala (ancora bloccato nel “parcheggio” di Memphis) ora prova a farsi notare Jacob Evans. E Klay Thompson sbuffa in borghese, la nostalgia del campo già insopportabile con almeno 6 mesi di riabilitazione ancora davanti. Non sarà questa batosta incassata dai Clippers a far capire cosa possono essere quest’anno i Warriors, ma serve per ricordare che l’era in cui la squadra di Steve Kerr dominava l’Nba è finita, almeno per ora.

LA PARTITA

– Gara chiusa quasi subito: 14-0 iniziale dei Clippers, timida reazione di Golden State con punti in serie di Russell prima e Curry poi, prima che la panchina di Los Angeles col devastante Williams (18 punti al riposo) ristabilisse le distanze. Il 65-54 Clippers dell’intervallo diventa 104-73 a 3’55” dalla terza sirena, dove LA arriva con 46 punti e 17/24 a bersaglio nel periodo. I Warriors alzano bandiera bianca.

Golden State: Curry 23 (6/9 da due, 2/11 da tre, 5/5 tiri liberi), Russell 20, Paschall 14, Evans 14. Rimbalzi: Looney 9. Assist: Russell 8

LA Clippers: Williams 22 (4/8, 1/3, 11/11 tl), Leonard 21, Patterson 20. Rimbalzi: Zubac 10. Assist: Leonard 9.

Fonte:gazzetta.it

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