La squadra di Conte passa in casa del Ludogorets nella ripresa grazie al primo centro del danese e al rigore di Lukaku. Giovedì prossimo il ritorno a San Siro

Vittoria, risposte e una sperimentazione tattica che può diventare svolta. Che cosa vuoi chiedere di più da un viaggio nel nord della Bulgaria? L’Inter passa 2-0 in casa Ludogorets, indirizza la doppia sfida, ma soprattutto si gode il primo gol e mezz’ora abbondante da stella di Eriksen, al centro del progetto. Non basta: dopo il vantaggio Conte ripropone un 4-3-1-2 su cui, ormai è chiaro, sta lavorando con convinzione. E che può diventare la quadratura del cerchio per la seconda metà della stagione. Va testato contro altri avversari e dal 1’, ma i segnali son tutti positivi: lì non solo Eriksen, ma quasi tutti possono dare il meglio.

SI ACCENDE ERIKSEN 

Per il danese parlano i minuti dal 65 al 73, quando la sua partita svolta, dopo le difficoltà del primo tempo e la crescita di inizio ripresa. Inizia con un tiro al volo parato da Iliev, si sbloccherà subito dopo. Al 71’ inizia l’azione Sanchez, la continua d’Ambrosio per Vecino, che tocca dentro per il subentrante Lukaku. Romelu fa la sponda, Eriksen di destro trova il suo primo gol interista, alla nona conclusione. La decima sarà un gran tiro da fuori, che prende in pieno la traversa. Basta così, per definirlo pronto a un inserimento in pianta stabile. Al resto pensa un fallo di mano di Anicet, che permette a Lukaku di trasformare su rigore il 2-0.

SOFFERENZE 

La trasferta è stata lunga, lo stadio è pieno ma piccolino, manca l’inno della Champions e l’avversario, anche se padrone in patria, non è di quelli che scaldano il cuore. Sarà per tutti questi fattori che l’Inter non parte esattamente all’arrembaggio, a Razgrad: ritmi compassati, Ludogorets spesso padrone del pallone, un po’ di leziosità in attacco. Davanti partono Lautaro e Sanchez, per una volta Conte rinuncia a Lukaku e probabilmente al terzo colpo di tacco dei due sudamericani già se ne pente. Ma il turnover è d’obbligo in questa fase: trovano spazio Borja come play, Biraghi e Moses sulle fasce, Ranocchia e D’Ambrosio in difesa. Dietro Godin gioca a sinistra ed è fra i migliori anche per spirito d’iniziativa, in mezzo Eriksen fa la mezzala ma per 45’ appare un po’ frenato e preoccupato di fare la cosa giusta. Non è il solo, tanto che in tutto il primo tempo l’unico vero tiro in porta è quello di Biraghi (25’), su cross di Moses. I bulgari non testano mai Padelli (il bomber Keseru è out per un infortunio last-minute), anche se dimostrano buone doti di palleggio e una certa quadratura.

MOSES OK 

Delle seconde linee in cerca di posto fisso chi sembra “proporsi” di più è Victor Moses: le azioni più pericolose nascono tutte dai suoi piedi, compresa quella del palo di Sanchez: 5’ della ripresa. Cross basso del nigeriano e Alexis devia di tacco: di tacco salva anche Iliev, che la spinge sul palo. Poi però si prende la scena Eriksen, complice due cambi: al minuto 65 finisce il riposo di Lukaku, che si piazza a fare da riferimento davanti, con risultati immediati. Più o meno nello stesso momento Eriksen si avvicinerà un po’ alla porta, lasciando la linea dei cinque, e diventando subito pericoloso. Il cambio Barella-Moses, con passaggio al 4-3-1-2, lo conferma definitivamente trequartista. Il modulo regge difensivamente e porta al secondo gol: fra una settimana a San Siro si parte in discesa. Si potrà fare altro turnover, fondamentale prima della Juve.

Fonte:Gazzetta.it