Primo tempo dei liguri, che colpiscono al 7’ e al 41’. Nella ripresa i rossoneri sono più aggressivi ma la rete in mischia di Zlatan arriva tardi

Le spiegazioni possono essere molteplici. Si va dalla tristezza di San Siro senza gente alle due settimane senza partite (cosa che peraltro vale anche per gli avversari), fino alle turbolenze societarie che hanno scosso l’ambiente nell’ultimo periodo (presente Gazidis, non Maldini e Massara). E la sensazione è che quest’ultimo possa essere il motivo principale per spiegare la sconfitta di un Milan che proprio non riesce a imprimere quella continuità indispensabile per restare agganciato alla zona europea. Al Meazza passa il Genoa 2-1 e per i rossoblù è oro che cola, perché significa aggancio al Lecce e fine della solitudine al terzultimo posto. D’altra parte era chiaro già da alcune partite – due successi nelle ultime tre uscite – che il Grifone stava bene. Pioli conferma l’ormai collaudato 4-2-3-1, con Ibra terminale offensivo davanti a Castillejo, Calhanoglu e Rebic. In difesa da registrare il forfait dell’ultima ora di Kjaer (postumi della lesione muscolare alla coscia sinistra), rilevato da Gabbia (alla seconda da titolare in campionato), mentre in porta si è piazzato Begovic, al debutto dal primo minuto al posto di Donnarumma, ancora alle prese con la distorsione alla caviglia. Nicola conferma quasi interamente le sensazioni della vigilia, con il tandem d’attacco composto da Pandev e Sanabria e Schone davanti alla difesa. Accanto al danese, però, a Sturaro è stato preferito Cassata.

Il primo tempo è un perfetto riepilogo di tutti i mali stagionali che hanno afflitto il Diavolo lungo la stagione. Solo che, a differenza di altre partite, i problemi si sono palesati tutti insieme: ovvero l’attacco che produce ma non riesce a buttarla dentro e la difesa che arriva sempre in ritardo sull’avversario. Lineare, cristallino e spiegazione perfetta per ritrovarsi con due gol sulla schiena al termine del primo round. Il Genoa, peraltro, ha fatto il suo. Senza strafare, senza far brillare gli occhi e, anzi, concedendo tre o quattro possibilità sanguinose al Milan, però con il merito di restare sempre compatto, con le linee corte e pronto a ripartire. Soprattutto grazie a Sanabria, impeccabile nella gestione di tutti i palloni. Una specie di attaccante-regista, bravissimo a far salire la squadra e tenere in apprensione la zona centro-sinistra rossonera. La debacle del Diavolo ovviamente non si spiega solo nell’imprecisione sottoporta, ma anche nella giornata no di diversi giocatori che solitamente recitano da protagonisti. Hernandez è il caso più evidente, ma anche Rebic si è acceso pochissimo, Castillejo non è riuscito a entrare in partita e Ibra si è ritrovato a gestire palloni sulla linea mediana.