Con cinque partite ancora da giocare la squadra di Allegri è campione d’Italia. I viola si illudono con Milenkovic, poi decidono il colpo di testa di Alex Sandro e l’autogol di Pezzella

La Signora vince lo “scudotto”, impresa mai riuscita in questi luoghi, vetta himalayana difficile anche solo da immaginare per gli umani: basterebbe solo questo ad allargare il sorriso di qualsiasi tifoso. E invece l’ottavo scudetto consecutivo dei bianconeri, arrivato dopo una vittoria striminzita contro la Viola, produce una gioia trattenuta: solo alla fine, dopo lunghi silenzi, il pubblico dell’Allianz è esploso e si è tolto di dosso il ricordo di De Ligt e De Jong. Così lo speaker ha potuto gridare per otto volte di fila le parole “campioni di Italia” e Cuadrado fare il solito shampoo di schiuma ad Allegri, con una novità: il colombiano ha imbiancato anche la cresta di Cristiano. Prima il 2-1 contro la nuova Fiorentina di Montella, ottima soprattutto per un tempo, era stato vissuto in un’atmosfera dimessa: un po’ la contestazione dei soliti ultrà, un po’ la delusione sparsa e fresca dell’eliminazione in Champions, ma era mancata la scintilla.

SCINTILLA CRISTIANO — La Juve ha risentito dell’atmosfera surreale: è stata costretta a passare un tempo almeno a inseguire le ripartenze dei viola, in vantaggio con il tap-in di Milenkovic e pericolosi più e più volte (un palo e una traversa). Una testata di Alex Sandro ha poi evitato alla Juve di rimandare ancora una volta la festa e nel secondo tempo è servito uno spunto di Cristiano per completare la rimonta: scatto a destra a bruciare il terzino della Fiorentina e cross che causa l’autorete di Pezzella. Anche dopo il gol, il portoghese non esulta poi troppo: il re è sempre lo specchio del suo popolo. La sua gioia trattenuta è unita all’ansia di segnare il gol numero 600 con la maglia dei club: la Juve andata avanti con un filo di gas non lo ha aiutato. Solo nella ripresa, in cui Allegri ha alzato leggermente i giri, il portoghese ha provato con più frequenza il tiro

CERTEZZA — Almeno Cristiano, però, già prima del fischio finale, ha fatto alzare i decibel dello Stadium, anestetizzato nel primo tempo mentre la Fiorentina fiondava contropiedi a suo piacimento: una volta Simeone ha divorato il gol da destra, un’altra Bonucci in scivolata ha fatto un miracolo su un due contro uno gestito male da Chiesa. E lo stesso Federico prima ha sbagliato uno stop che l’avrebbe messo in porta e poi ha fatto tremare il palo come un destro a giro. Non bastasse, con l’altro piede ha bombardato la traversa: la sassata di sinistro è di una bellezza abbacinante. Avrebbe potuto riportare avanti la Viola dopo il pari di Alex Sandro, ma dopo il legno la palla è rimbalzata sulla linea. In questo che potrebbe essere il suo prossimo teatro, Chiesa ha aperto la valigia dell’attore con dentro tutto il repertorio. Grinta, corsa e capacità balistica da fenomeno, mescolate a un po’ di frenesia di troppo. Il suo apporto però si infrange davanti alla rimontina costruita dai bianconeri. E davanti a una partita che va avanti per inerzia, come fosse una pratica noiosa da chiudere presto, magari evitando il pari di una Viola volitiva. Poi, il prossimo anno ci sarà una nuova Champions da inseguire, con la solita certezza: la Juve con lo scudo sul petto, come capita ormai dal 2012. FONTE:GAZZETTA.IT

Lascia un commento